Non lasciare il Ricordo (dhikr) per il fatto che non hai presenza in esso, di di Shaykh Isma'il
I gradi del Ricordo (dhikr) sono tre: Ricordo della lingua; Ricordo del cuore; Ricordo del segreto. I gradi del cammino si differenziano sulla base della differenza tra i livelli del Ricordo.
Coloro che sono all’inizio della Via ricordano con la lingua.
Coloro che sono in mezzo al cammino ricordano nel cuore.
Coloro che sono al termine della Via, ricordano nel segreto.
Il motivo di questa suddivisione in tre gradi sta nella grazia contenuta nelle parole dell’Altissimo «Iddio non imporrà a nessun’anima pesi più gravi di quel che possa portare. Quel che si sarà guadagnata sarà a suo vantaggio e quel che si sarà guadagnata sarà a suo svantaggio» (Cor. II, 286). Coloro che sono all’inizio della Via possono ‘sopportare’ solamente il Ricordo con la lingua, perché non sono in grado di reggere il Ricordo del cuore, mentre la ‘gente della Via’ ricorda nel cuore perché non è in grado di reggere il Ricordo nello spirito e nel segreto.
Dunque, come dicevamo coloro che sono all’inizio della Via ricordano con la lingua. [Rivolgendosi implicitamente a loro,] il sapiente sufi Ibn ‘Atā Allah Al-Iskandarī dice: «Non lasciare il Ricordo per il fatto che in esso non hai presenza con Allah». In queste parole v’è un incoraggiamento a chi è all’inizio della Via, a che rimanga legato al Ricordo anche quando, mentre ricorda, non è presente in Lui. E infatti prosegue dicendo: «Può ben darsi che Egli ti elevi dal Ricordo con la dimenticanza, al Ricordo con l’esser desto».
In considerazione comunque del fatto che la radice (asl) di questi tre gradi è il Ricordo con la lingua, il nostro Maestro, Al-Madānī, dice: «Quando l’adepto (murīd) è agli inizi, sulle prime il Ricordo è accompagnato dalla dimenticanza; dopo di che la benedizione del Ricordo penetra dalla lingua al cuore, ed egli inizia a ricordare nella Presenza. Ecco allora che il Ricordo penetra dal cuore al segreto, ed egli inizia a ricordare nel segreto». Infatti, all’inizio l’adepto non riesce a ricordare con la Presenza. Conseguentemente, egli ha il compito di aumentare la quantità del Ricordo nel Nome, smettendo di pensare se si trovi o meno nella Presenza: Aumenta la quantità del dhikr, e non darti pensiero! Così come non preoccuparti se riesci o meno a raffigurare le lettere [che compongono il Nome Allah], e a precisarle (tashīs). Dunque, dà buone radici al Ricordo, così che Allah ti conceda la grazia si modificare il tuo stato transitorio (hal), dal Ricordo accompagnato da dimenticanza al Ricordo con la Presenza, e tu stessi ti trasformi, passando dalla stazione spirituale (maqām) della fede, a quella della certezza.
Molti fratelli si lamentano del fatto che quando fanno il dhikr manca la Presenza con il Ricordato. Noi diciamo: il Ricordo è un mezzo, non un fine. Per i devoti invece, il dhikr è un fine. Essi è come se avessero un certo rito da compiere (wird): una volta avendolo compiuto, la cosa per loro è conclusa, e questo perché il loro fine è la ‘ricompensa’. Ora, non v’è dubbio che a tutti coloro che ‘ricordano’ spetti una ricompensa. Tuttavia, i Sufi non si fermano a questo: per loro il dhikr è un mezzo per altre cose.
Dice l’Altissimo: «O voi che credete: invocate Iddio, invocateLo molto» (Cor. XXXIII, 41). Così, da colui che è all’inizio della Via si richiede che faccia ‘molto’ dhikr con la lingua: nella sua condizione tale Ricordo è un mezzo, mentre il fine è arrivare al Ricordo del cuore, e il fatto di fare ‘molto’ dhikr si riferisce in effetti ad una ‘quantità’ indefinita, ed è per questo che Allah, sia gloria a Lui, non fissa alcun limite (di tempo, di luogo o di condizione) alla quantità del dhikr. Dev’essere un Ricordo ‘incondizionato’ nel numero, così che colui che lo esegue non dica “Sono arrivato al numero prefissato”. Ogni numero infatti ha un altro numero che lo supera. In questo modo, chi ricorda si vede inevitabilmente mancante, e si mette al lavoro di buona lena, cercando la quantità. La quantità inoltre non viene limitata da un qualche luogo, o numero, o definizione, o tempo, e questo affinché l’iniziato non possa dire “Non posso fare il dhikr in questa tale condizione”. E ancora, non v’è limitazione di condizione, così che il murīd non dica “Non ho Presenza: perché allora dovrei fare dhikr?”, arrivando così a lasciare il Ricordo.
Ora, il Ricordo con la Presenza non è cosa facile, e necessita molto dhikr. Dice l’Altissimo: «Invoca dunque il Nome del Signore e votati a Lui devoto, il Signore dell’Oriente e dell’Occidente, non v’è altro dio che Lui: Lui scegli tu a patrono! E paziente sopporta quel che dicono e allontanati da costoro dignitoso» (Cor. LXXIII, 8-10). Il Ricordo e la Presenza sono grazie divine, e non dipendono dall’opera; così, l’uomo non è assolutamente in grado di arrivare con l’opera, e ciò che lo fa arrivare è il favore di Allah. […] Per questo sono necessari il Ricordo, l’orientamento (tawaggiuh), l’allontanare i pensieri disturbanti (khawātir), smettendo di darsi pensiero per la precisazione [delle lettere]. Il murīd non deve trattenersi dal Ricordo per la difficoltà a precisare.
[Dice dunque Ibn ‘Atā Allah]: «Non lasciare il Ricordo per il fatto che in esso non hai presenza con Allah: il tuo esser dimentico del Suo Ricordo è cosa ben peggiore del tuo esser dimentico ‘nel’ Suo Ricordo. Infatti, può ben darsi che Egli ti elevi dal Ricordo con la dimenticanza, al Ricordo con l’esser desto». Quello che si richiede dunque è perseverare a lungo nel Ricordo, così da facilitare la ‘precisazione’. Sì, magari il neofita potesse ‘precisare’ subito le lettere! Se però questo gli risulta difficile, non deve lasciare il Ricordo, ma anzi deve collegarsi ad esso respingendo i pensieri disturbanti (khawātir), sino a che Allah non fa sì che il Ricordo con la lingua si trasformi in Ricordo col cuore.
e quando viene il tempo favorevole, tu arrivi.
Nelle Hikam, Ibn ‘Atā Allah dice: «Se Egli ti apre un orientamento (wijha) che fa parte del farsi conoscere (divino, ta‘arruf), non ti preoccupare se nello stesso momento la tua opera diminuisce. Egli infatti ti ha dato questa apertura per farsi conoscere da te. Non sai che il ‘farsi conoscere’ è il Suo pervenire a te, mentre le opere sono una tua offerta a Lui? E come si può paragonare la tua offerta a lui con il Suo pervenire a te?»
L’uomo non è in grado di giungere a un qualsiasi grado spirituale, o livello, senza che sia la provvidenza divina a prendersene cura. L’opera dev’essere compiuta, assolutamente, solo che non si deve fare affidamento su di essa. L’Inviato di Dio, su di lui la preghiera e la pace divine, disse: «Nessuno viene fatto entrare in Paradiso per la sua opera». Gli dissero: «Neppure tu, Inviato di Dio?» Rispose: «Neppure io, sennonché Allah mi ha protetto col Suo favore e con la Sua misericordia». (Lo tramanda Al-Bukhari). E l’Altissimo dice: «E se non fosse per il favore di Dio su di voi e la Sua misericordia, di voi neppur uno sarebbe puro giammai, ma Iddio purifica chi Egli vuole e Dio è ascoltatore sapiente» (Cor. XXIV, 21) […]
Si deve fare il dhikr senza interruzione, con sforzo e impegno, e il Ricordo discenderà dalla lingua al cuore, rafforzando la fede sino a farla diventare certezza. E il ricordare molto se riferito al dhikr con la lingua indica la quantità. C’è comunque una differenza di opinioni per quanto riguarda il molto; alcuni pensano ad una ‘quantità’ riferita al Ricordo della Presenza, o del cuore, pensando al versetto in cui è detto «Quando si levano per la Preghiera, si levano pigramente e solo per farsi vedere dalla gente, e non invocan che poco il nome di Dio» (Cor. IV, 142), e si intende il dhikr della dimenticanza. Altri invece pensano ad un molto di sostegno spirituale (madad).
Per quanto riguarda me, io penso che dall’iniziato che è nella stazione spirituale della ‘fede’ si richieda un molto quantitativo, e non di sostegno spirituale, e questo per il semplice motivo che egli non è in grado di effettuare il dhikr del cuore. Se invece è nella stazione della fede, il molto sarà un molto di ‘sostegni’ e non di numeri, dato che a quel livello parla, per mezzo della Presenza, con Allah. In un tale stato il Ricordo del cuore è un mezzo, e lo scopo è il trasferimento al Ricordo del segreto, il ché è l’obiettivo che intende l’autore delle Hikam, quando dice: «(E può darsi che elevi) dal Ricordo con la Presenza al Ricordo con il sottrarsi a ciò che è altro che il Ricordato. E questo non è certo difficile per Allah». E questo perché è continuamente con il Ricordato, e Lo osserva in ogni luogo, in ogni condizione, in ogni tempo, presente nell’Essenza, nelle azioni e negli attributi. Dice il Profeta, secondo quanto è riportato da Al-Bayhaqī: «La meditazione di un’ora è meglio dello star levati una notte intera». La meditazione infatti si può intendere come un’adorazione del cuore. E il nostro Tutore, Potente ed Eccelso, dice: «O voi che credete: invocate Iddio, invocateLo molto» (Cor. XXXIII, 41). Coloro invece che sono nella stazione spirituale della certezza, il loro dhikr è un Ricordo di aiuto divino nello stato spirituale (dhikr madadī bi l-hal): non ha forma, e non può essere misurato.
Ora, il cammino nello stato spirituale della certezza avviene con la Presenza con Allah. Ma quando viene la dimenticanza, si deve lasciare il dhikr? No, naturalmente. La perseveranza nel dhikr infatti allontana da te la dimenticanza del Ricardato, al punto che si testimonia l’esistenza di Colui della cui esistenza si era certi. Non lasciare il Suo Ricordo perché non hai Presenza con Lui, nel senso che il tuo cuore non ha Presenza con Allah. La benedizione del Ricordo infatti penetra, e si diviene ‘ricordanti’ e ‘presenti’ con Allah nello stesso momento.
A proposito delle parole «non ricordano Allah se non poco», alcuni dicono: il ‘poco dhikr’ è il dhikr fatto con la dimenticanza: anche se quantitativamente fosse ‘molto’, e qualsiasi cosa ‘donasse’, si interpreta comunque come ‘poco’. Viceversa, il ‘molto’ è il dhikr fatto con il cuore ‘presente’ al Ricordato, anche se fosse quantitativamente ‘poco’. Quello che penso io si basa sulle parole dell’Altissimo «Iddio non imporrà a nessun’anima pesi più gravi di quel che possa portare. Quel che si sarà guadagnata sarà a suo vantaggio e quel che si sarà guadagnata sarà a suo svantaggio» (Cor. II, 286). La differenza d’opinione si basa comunque sul fatto che chi è all’inizio della Via non è in grado di compiere il Ricordo con la Presenza. Infatti, una tale imposizione (di ricordare con la Presenza) sarebbe al di sopra delle forze: e un’imposizione al di sopra delle forze, benché possibile, non può aver luogo. Così, il murīd deve dunque compiere con la lingua molto dhikr, nel senso della quantità, sino a che la provvidenza divina non lo trasferisce dal Ricordo con la lingua al Ricordo col cuore, e in quel momento ha luogo un ‘molto’ di presenza col Ricordato. Così, il dhikr con la Presenza è ‘molto’, anche se fosse poco, mentre il dhikr con la dimenticanza è poco, anche se fosse molto. E «non ricordano Allah se non poco». Ecco, basandoci su questo noi richiediamo al murīd di ricordare il Nome senza limitarne la quantità, dato che Dio stesso non ne limita la quantità quando dice «O voi che credete: invocate Iddio, invocateLo molto»: non limita il ‘molto’ del dhikr, né come numero, né come condizione, né come luogo, né come tempo, né in nessun altro modo.
Per quanto riguarda poi il dhikr del segreto, è riservato a coloro ai quali Allah concede l’estinzione in Lui e la permanenza per mezzo Suo. E il loro dhikr non è sottoposto ad alcuna restrizione.
e che nessuno al di fuori dell’Amato può contare.
Tutto il Tasawwuf è educazione spirituale. Il Sufi porta un nome imponente. L’ottenimento è compito di chi è davvero intelligente. Che Allah sostenga noi e voi, e migliori il nostro stato, nella Religione e nel dunya. E fai godere tutti della Presenza nel dhikr in tutti i gradi.
Signore, assistici tutti, che possiamo essere nel novero di coloro che rispettano il Patto, e sono veritieri nella promessa.
Amen
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