Ascolta la canna
Ascolta la canna, come racconta e come si lagna della separazione…
Chi è dunque la canna? Colui che dice ad ogni istante:
Io non sono che un’onda nel mare della Preesistenza.
Dell’esistenza mia, come canna mi sono svuotato,
E d’altri, all’infuori di Dio non ho notizia.
Uscito fuori di me stesso e fisso in Dio,
la veste dell’esistenza mia ho lacerato d’un tratto.
Ero inquieto e la quiete mi venne da Dio;
ora esterno soltanto ciò che Dio mi ha ispirato.
A quel labbro confidente mi sono identificato,
e al labbro mio non porto se non ciò che Quello ha profferito.
Nella mia voce trova espressione la parola di Dio,
sia Corano, siano Salmi o Vangelo.
Al suono del mio strumento danzano la sfera celeste e le stelle,
agli angeli viene dalla mia voce la lode.
Di quanto è caduto lontano per sorte malvagia
sono io che dò notizia ad alte grida,
e a chi è seduto tra le fila degli Intimi
a quello mormoro basso segreti all’orecchio.
Ora esprimo l’afflizione del distacco dell’Amico,
e ai disperati imprimo nell’anima il marchio;
ora porto la buona novella dell’Intimità e dell’Unione,
e son io che ben cento trasporti concedo ai beati.
Sono quello che spiega la Via delle leggi,
e sono quello che le verità rende chiare.
Quanto v’è in me di saggezza da effondere in versi od in prosa
altro non è che la mia bella melodia,
e di questa mia dolce vivificante armonia
il Masnavî in sei volumi è una voce.
Però serve occasione propizia e lunga vita
perchè io parli più a lungo del mio stato,
e non potendo giungere al fine di questo mio dire,
io del silenzio il sigillo alla bocca mi premo.
Chi è dunque la canna? Colui che dice ad ogni istante:
Io non sono che un’onda nel mare della Preesistenza.
Dell’esistenza mia, come canna mi sono svuotato,
E d’altri, all’infuori di Dio non ho notizia.
Uscito fuori di me stesso e fisso in Dio,
la veste dell’esistenza mia ho lacerato d’un tratto.
Ero inquieto e la quiete mi venne da Dio;
ora esterno soltanto ciò che Dio mi ha ispirato.
A quel labbro confidente mi sono identificato,
e al labbro mio non porto se non ciò che Quello ha profferito.
Nella mia voce trova espressione la parola di Dio,
sia Corano, siano Salmi o Vangelo.
Al suono del mio strumento danzano la sfera celeste e le stelle,
agli angeli viene dalla mia voce la lode.
Di quanto è caduto lontano per sorte malvagia
sono io che dò notizia ad alte grida,
e a chi è seduto tra le fila degli Intimi
a quello mormoro basso segreti all’orecchio.
Ora esprimo l’afflizione del distacco dell’Amico,
e ai disperati imprimo nell’anima il marchio;
ora porto la buona novella dell’Intimità e dell’Unione,
e son io che ben cento trasporti concedo ai beati.
Sono quello che spiega la Via delle leggi,
e sono quello che le verità rende chiare.
Quanto v’è in me di saggezza da effondere in versi od in prosa
altro non è che la mia bella melodia,
e di questa mia dolce vivificante armonia
il Masnavî in sei volumi è una voce.
Però serve occasione propizia e lunga vita
perchè io parli più a lungo del mio stato,
e non potendo giungere al fine di questo mio dire,
io del silenzio il sigillo alla bocca mi premo.
Rumi
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