venerdì 7 marzo 2008

Milano e Vincenzo



cammino di fianco a un giardino di calle, che mi riporta al momento presente.
sempre via con la testa.
e i vecchietti che si tolgono il cappello:
Buenos días, figliola.
Buenos días, caballero.
Chi ha vissuto troppo, lo capisce di piú che ha perso un sacco di tempo.
Anche i malati, quelli che soffrono e si fermano a riflettere se ne varrá poi la pena.

Tu mi manchi. Anche se non ti ho ancora conosciuto, e non ce la faccio piú ad aspettarti.

E finché staró nell'isola, dovró affrontare l'isolamento.

Ogni posto racchiude un insegnamento.
Milano, Amsterdam, Friedberg, la montagna della felicitá, Paris la ville de Isis, Londinium, Santa Cruz de Tenerife.
Aveva ragione Eduardo De Filippo, quando diceva: il viaggio ci mette soggezione, per questo ci sentiamo diversi. Se invece che quelle scritte: Rapido Milano-Palermo, oppure Napoli-Torino, ci trovassimo Posillipo-Piazza del Duomo, oppure Piazza Spagna-Porta Venezia, uno si sentirebbe piú traquillo, si leverebbe l'agitazione.