mercoledì 26 aprile 2006

Quello che non..

arrivai alla Stazione Centrale con un'auto verde. Lui vestiva il suo solito sorriso grasso, e mi aveva portato cioccolato alla cannella e zenzero per regalo, da una famosa dolceria di Modena. Un'abito gessato, ed una camicia rossa: "mi sono vestito cosí in tuo onore" mi disse, e venimmo da te. Sotto casa aspettava che le aprisse il portone una ragazza con la faccia pulita, e i vestiti piegati dentro alla custodia di un contrabbasso. Mi guardó preoccupata da tante garze bianco antico, e sussurró al suo orecchio: sembra una clessidra. "Non preoccuparti - la confortó lui - é venuta con me". Salimmo in casa e nella porta c'era un marco d'ottone che annunciava il benvenuto alla casa di un conte inventato. Su una sedia stava un padre piccolino, pieno di tubi di luci di Natale, e di chiodi e martelletti, e le stanze danzavano all'intermittenza tipica di case piú a sud. "Ué, ma che bella signurina". Nella cucina una mamma esperta in verdure alla piastra, e fritture. Mi avevano presentata giá a tutti, quando entrasti con il Giapponese, e il Negro Dum Dum.
Arrivasti e non volesti nemmeno guardarmi. Vestivi scarpe eleganti di cinquant'anni fa, idem per il vestito nero sbiadito, e cravatta sottile coordinata fuoritempo. Avevi un sacco di scatole piene di polvere e mi dicesti: "vuoi lavare i bicchieri, per favore?" certo - ti sorrisi. Lui si arrabbió con te, ma lo fermai: "lo faccio volentieri, mi piace lavare le stoviglie, e poi mi fa piacere stare in cucina". Tua madre mi sorrise e mi disse: "una accussí ci vorrebbe per il figlio mio, ma chill' nun tiene capa.." Allora lavai decine di calici tutti di misure diverse, preparai i piatti coi tovaglioli di carta per assorbire l'olio delle fritture, stappai vini e champagne e tutti vennero alla cucina, e mentre tutti mangiavamo, tuo padre m'invitó a ballare...ridesti e bevesti e m'ignorasti per tutta la notte. Nonostante, quando ti vidi triste e ubriaco su una sedia in mezzo alla sala mi avvicinai e ti baciai. "Buon compleanno - ti dissi". Mi guardasti come se fossi un angelo pulito in mezzo ad un cortile infangato. Continuai a ballare sola in mezzo alla sala, finché venne il freddo del mattino. Allora tutti si ritirarono nelle stanze da letto. Cosí mi avvicinai al camino per riscaldarmi prima del viaggio. Mai mi parlasti in tutta la notte. Mai a parte quel: "puoi lavare i bicchieri".. Ed oggi ancora penso se ci avessi bevuto da quei bicchieri invece di lavarli, in che tremendo guaio mi sarei ficcata. Perché neanch'io ho detto niente quella notte.

Poi il giorno dopo salisti sul palco e vestito da ussaro proclamasti solennemente: "Napoleone disse che un ussaro che superava i vent'anni é nu' cialtrone. Io ieri ne ho compiuti trentanove". E furono gli applausi.