vidi un pesce bianco volare, come un aereo di carne. Fluttuava con una pinna legata ad una corda, come un lungo ombelico, senza poter evitare di stare al sole.
lasciai il volante e tirai dal mio dito fino a farlo diventare piú lungo degli altri della mano.
parcheggiai, e di corsa raggiunsi la riva.
mi tolsi i vestiti e di nuovo guardai verso il cielo, ed il pesce continuava lí, nel suo volo di fringuello. con voglia di piangere mi tirai dentro la prima onda, e continuai sommersa fino a perdere il respiro. nuotai un paio di chilometri fino ad arrivare alla barriera di cubi di cemento trasportati da non so quale giunta comunale. volevo vedere cosa ci fosse dall'altra parte. avevo il terrore degli squali, ma non conoscevo l'esistenza di pesci grandi come la mia pancia, con occhi esorbitanti e colori lucidi, innocui e spaventati come me da quell'incontro extra-speciale.
cosa fai tu qui? mi chiese il pesce. volevo vedere cosa ci fosse - risposi. Non lo sai che é proibito agli umani superare la grande barriera di cubi? ora verranno a prenderti con una nave con ali rotanti che viene dal cielo. che pesce sei tu? chiesi. un chicharro - rispose lui con accento canario. e tu? che umano sei? una femmina, morena, di trent'anni. ah sí, dimenticavo, del paese degli stivali. Chicharro.. oggi ho visto un pesce bianco volare. Tu puoi volare?
Certo umana, tu no?
Credo di sí, ma non mi ricordo come si fa.
Tu ricordi la canzone del Faraón?
Si, certo.
Allora cantala tutte le notti prima di addormentarti, e uno di questi giorni ricorderai dove hai lasciato la tua polvere d'aquila.
D'mprovviso un'ombra serpeggiante intermitteva il chiarore dall'alto.
Presto torna dall'altra parte, umana, non é posto per te questo con quella pelle da bipede. Vattene, al di lá dei cubi, alle murene non piacciono quelli della tua razza.
Tanta fretta mi accinsi ad intraprendere, ma i miei movimenti nell'acqua non erano certo gli stessi di uno che nell'acqua ci era nato e vissuto, cosí mi trovai faccia a faccia con la murena che disse: Bene, bene, una femmina umana. Che ci fai da queste parti? Senza rete e senza ami, non é un posto tanto sicuro per una della tua specie.
Il mare ingrossó e un onda mi succhió verso il basso, spingendomi in un movimento circolare che mi trasportó fino all'altro lato della barriera di cemento.
Un pescatore che passava da quelle parti mi diede una mano a salire sulla sua barca e mi ricondusse verso la riva: che cosa ci facevi dall'altra parte della barriera - mi chiese.
Volevo vedere gli squali.
Ma non ci sono squali in questo periodo dell'anno. E poi.. non lo sai che gli squali si mangiano gli uomini?
Sí, e noi ci mangiamo pure tutti i pesci, e loro non possono nemmeno uscire sulla terra, perché con le branchie non possono respirare, cosí gli tocca mettersi a volare quando appena sono nati e non gli hanno ancora tagliato il cordone ombelicale. La difficoltá, caro pescatore, fa ingegnare ogni essere, di qualsiasi specie o razza. Crediamo di essere intelligenti, ma solo nella sofferenza impariamo, uomini, pesci o chicchessia...e poi tutti rispondiamo alle stesse Leggi Assolute. Non siamo forse tutti parte della stessa vibrazione?
Si, certo, ma gli umani siamo fatti per stare con gli umani.
Io credo che tutti siamo fatti per aiutarci a tutti. Oggi se non fosse stato per un pesce che mi ha ricordato la via per il volo, se non fosse stato per lo spirito del mare, che mi ha salvata dall'agguato di una murena, e se non fosse stato per te, che mi hai salvata dalla corrente, sarei passata ad altra vita. Pescatore, impara dalla mia storia, o provocherai il destino a fartela sentire sulla tua pelle. Mille grazie per accompagnarmi.
Arrivederci signorina, si prenda cura di sé. E dei suoi simili.
Sorrisi, calpestai la sabbia nera e camminando cantai: Faaaarrraaaóóóónnnnnnnn
0 Comments:
Posta un commento
<< Home