sabato 4 giugno 2005

Marleo KillerAdolfa's gone

Questa volta non mi è riuscito. Ho sempre avuto terrore di mettere le mie mani pasticcione su qualsiasi essere vivente, a volte ho pure dubitato del pensiero che qualcosa potesse essere vivente pure di non scoprire all'ultimo momento che avrei potuto poggiare una mia cellula dannosa sul suo corpicino. Dunque che non mi si accusi di scientismo, di presunzione chirurgica o, peggio ancora, di applicativismo coerenzialista: ho ucciso Marleo.
Correva l'anonima settimana scorsa quando appurai che fosse tempo e loco di attuare la quinta operazione alle radici, perchè la Killer dei killer doveva possedere non 42, bensì 45 bocche, perchè mi piaceva di più, perchè mi sembrava respirasse di più, perchè stava crescendo a dismisura e perchè la quarta banana alle 10 e mezza di mattina solitamente mi dà questo tipo di ispirazione. Le radici della mia sarracena alabamensis erano come dei pezzettini d'intestino, un pò verdi e un pò rosati, alcuni tratti venosi sempre rossissimi e io le estraevo con cura e timore ed in pochi istanti sezionavo dove ormai avevo capito si compiva la originaria scissione e futura moltiplicazione. E l'avevo capito da sola, perchè me lo sentivo dalla prima volta che sarei stata in grado, amando, volendo, perchè mi sentivo mamma e sono convinta che i genitori debbano per forza sapere che cosa sia meglio per i figli. Evidentemente non è così. Non nel mio caso. Nel giro di un'altrettanto anonima settimana Marleo si è ammalato, ha chinato i capi al caldo, è dimagrito ed ha perso centilitri importanti di liquidi. Ed io non ho saputo fare nulla. Nel suo vaso, grande, popolato da milioni di batteri e muffe benefiche, il fresco amorevole della terracotta sembra aver soffiato via la sua anima.
Marleo all'inizio del suo percorso scolastico
Voglio ricordarlo come quella piantina un pò animale, spiritosa e a tratti pungente quando mi sorgevano tempestivi pensieri di un coming-out improvviso guardando le sue protuberanze; che tra un tafano e l'altro trovava il tempo di ascoltarmi e dedicarsi ad uno studio totalmente differente dal mio, così come gli avevo suggerito caldamente, perchè non diventasse stupido come il suo unico fallibilissimo genitore.