domenica 20 luglio 2008

Filemone

Il quadro mi ricordava il mondo fantasmatico della medium Helly, la protagonista della tesi di laurea di Jung, sui fenomeni paranormali. Infatti il saggio Filemone e i suoi compagni erano puri spiriti al di sopra della terra, e addirittura del sistema solare. Filemone aveva una tunica da uomo antico, che però poteva anche essere vista come una specie di saio da francescano. Sulla mano destra aveva una corona di fiori, forse d'alloro, che con umiltà porgeva ad una grande mano aperta, che poteva essere quella di Dio. Al suo fianco alcune figure sembravano ritrose, come se non potessero o volessero guardare quel dono della corona d’alloro porto alla grande mano dell’Eterno. Si distingueva poi un tipo incappucciato, vestito di nero, con una croce sul petto inscritta in un cerchio. Avrebbe potuto essere l'Ombra, o il diavolo rappresentato come un cavaliere nero, forse cinquecentesco. Al suo fianco stava un alto prelato, non meno indignato - e girato - del "diavolo" (ammesso che tale fosse). Invece due persone anziane, pie, osservavano con devozione l'atto di omaggio a Dio di Filemone, che però da un lato poteva essere molto umile e dall'altro molto carico di ybris, ossia di arroganza: come se uno spirito umano, antico, ellenizzante, in piedi, potesse incoronare Dio, visto in qualche modo "sotto l'uomo", sotto l'anima, sotto la psiche. Dietro il diavolo, non meno distaccato di lui dall'atto di Filemone, stava un vecchio più grande di tutti, che certo era Dio padre. Portava sandali da greco antico, forse in quanto Logos. Il tutto era dipinto con colori intensi, tra i quali prevalevano quelli rossicci, il giallo e un grigio o blù scuro che doveva far vedere che intorno alla luce si stagliavano le tenebre, e sottendere una dialettica tra il giorno e la notte.
[C. G. Jung]