martedì 12 luglio 2005

Mezzasmile

Le scale scendevano.
Il morale era sotto i piedi.
Mi avevano tolto un osso della faccia e mi era rimasta deformata, come previsto, nella parte destra inferiore.
Mi spiegarono che con un periodo di duro esercizio, si poteva allenare la muscolatura in modo da poter adottare una posizione durante il giorno che simulerebbe le sembianze della mia faccia "normale", quella che ero stata abituata a vedere fino ad oggi.
Chiaramente avrebbe prodotto una tensione muscolare che avrebbe scatenato una serie di cambiamenti del tipo psico-somatici.
Dovevo rinunciare al brillare degli occhi per un tempo minimo di sette mesi, termine del quale lasso, sarebbe stato stabilito dalle mie capacitá mentali di adattamento.
Lavai l'osso con acqua ossigenata per pulirlo dal sangue, e me lo infilai nel setto nasale.
Guardai l'oceano e recitai 4 ave maria. Camminavo sotto il sole, mentre le barche seguivano devote l'imbarcazione che ospitava la vergine.
Nel paese in riva al mare era domenica, giorno divino.
Era giorno di benedizione e purificazione, in cui tutti si avvicinavano alla costa per inginocchiarsi e supplicare.

Vedevo a distanza sintetica, tuttavia distavo notevole altura dal livello zero.
Tutt'intorno i diavoli.
Bestemmiavano e si reprimevano nelle voglie di possedermi.
Ero travestita anch'io da diavolo, ma c'era qualcosa tra me e loro che non permetteva il compimento dei loro sozzi desideri e li limitava al'immaginazione.
Nemmeno si rendevano conto dell'osso della faccia fuori posto.
Per loro la deformitá era la conformitá.
Allora decisi di avvicinarmi al vulcano e cercare un diavolo piú audace.
Lo localizzai all'entrata. Decisi di scavare un passaggio alternativo per sorpassarlo e ci riuscii. Appena davanti, mi girai e gli domandai: mi stai seguendo? - mi sorrise, sapeva leggere in qualsiasi cervello sporco e rispose: sí.
Cambió direzione e si lasció seguire fino a raggiungere il posto in cui aspettava la mia seconda mossa.
Parliamo? - chiesi.
Sí - rispose nuovamente.
Aveva risposte a qualsiasi tipo di questione. Tutte congetture per lui. Brutto e maledettamente affascinante. Quasi grasso, spelato e peloso.
I miei complimenti, insulti o esposizioni lo lasciavano completamente indifferente. Il suo mezzo sorriso non lo abbandonava, ma il mio sguardo curiosamente lo trasformava a volte in un'espressione di repellenza. Mi faceva dubitare di tutto. Avevo la sensazione di voler essere approvata da lui. Stimata.
Volevo piacergli.
Mi lasció parlare. Rispose a tutte le mie domande ed ascoltó tutte le mie dichiarazioni.
In ultimo mi chiese sardonico: vuoi fare l'amore con me, non é cosí Desdemona?
Mi ero ficcata nella trappola. Ci ero andata con un lumino, cercandola solerte ed ora che ci ero arrivata dovevo trovare una via d'uscita.
Se rispondevo si, sarei finita sicuramente nei guai.
Se avessi detto no, avrei rinunciato a uno dei desideri piú impetuosi di questo piano.
Mi cavai l'osso dal naso e lo scrostai.
Guardai il diavolo dritto negli occhi e gli dissi: si é fatto tardi. Ci vediamo un altro giorno.
Ti accompagno all'ingresso. Ci vediamo presto.
Gli diedi un lungo bacio sulla guancia e scappai lenta.